Coronavirus, presidente medici sportivi del Lazio: "Attenzione a disturbi psicosomatici"

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Carlo Tranquilli, ex direttore dell'Istituto medicina sportiva e medico della Figc, ha dichiarato: "Due settimane di allenamento per tornare a una forma ottimale saranno sufficienti"

ROMA - Carlo Tranquilli, presidente dei medici sportivi del Lazio, fa il punto sulla ripresa del calcio alla fine dell'emergenza Coronavirus: "Due settimane di allenamento per tornare a una forma ottimale saranno sufficienti. Un medico dello sport non potrà permettere ad un atleta di tornare in campo se non potrà avere la certezza che l'atleta non sia infetto, che non possa infettare i suoi compagni o avversari o tutte le persone che incontra". L'ex direttore dell'Istituto medicina sportiva e medico della Figc ha individuato la necessità di un test rapido per i calciatori: "Con la circolazione del virus bisognerà fare i conti a lungo, anche dopo la ripresa. Per gli atleti e per gli altri lavoratori che potrebbero essere costretti a lavorare non rispettando il distanziamento occorrerà avere a disposizione un test rapido col quale il medico potrà esprimere un giudizio compiuto sulla possibilità di svolgere attività senza pericolo. Per questo occorrono dei test rapidi che poi possano essere eventualmente confermati dai tamponi solo in caso di necessità. Questi test sono già al vaglio delle autorità tecnico-scientifiche italiane e sono già in uso in altri paesi".

"Rischio disturbi psicosomatici"

Tranquilli ha analizzato anche la situazione degli atleti chiusi nelle proprie abitazioni: "Tutti gli atleti a casa devono continuare ad osservare un programma di mantenimento con intensità e volume di lavoro per mantenere un livello sufficiente di performance. Devono stare molto attenti a seguire un regime nutrizionale bilanciato e tarato sul notevole abbassamento del dispendio energetico". Il presidente dei medici sportivi del Lazio mette anche in guardia su possibili problematiche che potranno insorgere alla ripresa delle attività: "L'alterazione dello stato dell'umore legato alla forzata segregazione in ogni persona, atleta o non atleta che sia, può portare a disturbi psicosomatici anche gravi che possono influire su ogni attività. Bisogna vigilare molto su questo aspetto".

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