Vieni avanti, Baldini

Cari Baldini vicini e soprattutto lontani… così, al plurale, uno perché suona bene, sa di sbarco dei mille (ottimisti), due perché di Baldini ne esistono almeno un paio: il Franco Baldini che vive tra Londra e Città del Capo e si occupa “esclusivamente di investitori per conto dell’amico Jim” e l’altro, il Baldini Franco che fa, disfa e rifà la sua Roma (come fanno le bambine volubili e un po’ dispettose con la bambola di turno che una volta non piange, una volta non ride, un’altra volta non fa la pipì e insomma le manca sempre qualcosa), sprecandosi al telefono con presidenti e operatori di mercato che non resistono quasi mai all’ingenua malizia di smascherarlo (“mi ha chiamato Baldini”, “so che quel tale l’ha cercato Baldini”, “fa tutto Baldini”). 
 
Cari Baldini, dicevo - visto che il gaudente Pallotta continua a preferire la Toscana e la Costiera Amalfitana a Roma, città rispetto alla quale è diventato più fantomatico del suo stesso stadio - potreste una volta per tutte spiegare qual è il progetto tecnico per la prossima stagione? Tutti d’accordo sull’anno zero, la nuova parola d’ordine che passa di bocca in bocca a Trigoria. Ma, al momento, siamo al sottozero. Freddo polare.

Riassumo: Spinazzola è stato scambiato con Luca Pellegrini, operazione condita da generose plusvalenze, ma soltanto quando la Juve ha condiviso le stesse urgenze (le era saltata all’improvviso la vendita di Cancelo al City); Pau Lopez è stato strapagato e ci può stare: Olsen non era più presentabile (avrei preferito Sirigu); Diawara è arrivato per chiudere l’operazione Manolas col Napoli e perché andava sostituito De Rossi (nel ruolo, solo nel ruolo); El Shaarawy è stato accontentato, dal momento che i cinesi l’hanno coperto d’oro; Dzeko è considerato virtualmente dell’Inter visto che, scadenza a breve e accordo con Marotta parte, non vuole restare in una squadra che nel giro di tre estati ha perso nervi, sangue, muscoli e testa: De Rossi, Strootman, Nainggolan, Paredes, Salah, Alisson, Rudiger, Emerson Palmieri, Manolas e ci aggiungo Totti. Vogliamo definirle generosamente confuse, le prime mosse? Altri le definiscono incomprensibili. 

Caro Baldini Franco, vado sul secondo, quello che incide: perché dalla sua confortevole botola di suggeritore non suggerisce ai suoi di rispettare il tifoso (esiste ancora, non sfiora nemmeno l’astrazione del presidente e del suo stadio) illustrandogli a grandi linee il progetto? Siamo a metà luglio, la squadra non prende forma, Fonseca allena un gruppo incompleto e probabilmente disorientato, il campionato parte tra 6 settimane. Capire quale strada ha deciso di imboccare la Roma è vitale, intanto per avere la certezza che c’è qualcosa da capire.

La trasparenza batte ogni diffidenza, caro Baldini, disinnesca ogni freddezza, ogni sospetto e la Roma giallorossa di questi tempi è solo diffidenze, freddezze e sospetti, i pensieri della gente sempre più declinanti al peggio. Giusto ieri Aurelio De Laurentiis, che parte da un altro secondo posto, ha spiegato senza reticenze il Napoli ai suoi: obiettivi, rischi, idee, rifiuti, sogni. Perché non pareggiarlo almeno nello stile della comunicazione e nella chiarezza della leadership?

Nei mesi scorsi invitammo Pallotta al giornale per raccontare la sua verità ai romanisti. Rivolgiamo lo stesso invito a lei, considerandolo di fatto e senza sarcasmo alcuno, l’eminenza grigia del Pallotta World sulle sponde dell’immaginario biondo Tevere (mai così bello come in questi giorni), di raccontarci di che vita deve vivere la Roma da fine a agosto in poi. 

È vero, c’è ancora tempo. Tutto il tempo per costruire una Roma competitiva, e allora avanti. Siamo disposti a tollerare tante cose. Non altri silenzi, meno che mai bugie.

Il suo potere di seduzione, che io sappia, è intatto. Lo usò per portare Higuaìn al Real, lo usi adesso per convincerlo a lasciare Torino e presentarsi nella capitale. In carne ed ossa. Lui, almeno, sì.
 

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