La Ferrari arranca: c'è un dettaglio che evidenzia la superiorità Mercedes

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Rossa più lenta della Stella tedesca anche di 2” a giro: così è una sfida senza chance di vittoria. Leclerc si inventa il miracolo

I messaggi sono fin troppo chiari. Uno riguarda l’intera Formula 1 a cominciare dalla Ferrari, e segnala che la Mercedes vince anche su tre ruote. Un altro tocca Leclerc e dice che Charles ottiene il massimo possibile dalla macchina, anche scarsa, che ha a disposizione. Sulla SF1000 prova a cavar sangue dalle rape e ci riesce, al sabato (quarto al via) come alla domenica (terzo, ed è il secondo podio di questa stagione sgarrupata). Allora, vista la follia che nel Gran Premio di Gran Bretagna ha preso forma al quart’ultimo giro, parliamo solo e soltanto di questo fi nale pazzesco in cui la Mercedes si esibisce in due veroniche: una tecnica, con Hamilton che si trascina fino al traguardo su tre ruote e un cerchione, e l’altra mediatica, visto che sale sul podio un ingegnere che si chiama Gilles Pironi ed è figlio di Didier Pironi. Una dolce storia da groppo alla gola e un altro ennesimo, subliminale ma sfrontato messaggio che la Mercedes consegna ai puristi della Formula 1: la Ferrari siamo noi.

Il dettaglio che evidenzia la differenza tra Mercedes e Ferrari

Ma sì, lasciamo da parte i quasi cinquanta giri precedenti, una mesta processione in cui i primi sette dopo l’avvio - Hamilton, Bottas, Verstappen, Leclerc, Sainz, Ricciardo e Norris - erano nello stesso identico ordine alla quart’ultima tornata. Nessun serio rimescolamento neanche dopo due safety car (seguite all’incidente Albon-Magnussen e all’altro botto di Kvyat, dovuto a cedimento meccanico), rimaste in pista in tutto per dieci giri e buone solo a cancellare il vantaggio che la Mercedes s’era presa sulla Red Bull di Verstappen, ma soprattutto sulla Rossa. Quella di Charles intendiamo, ché l’altra ha dato tanti problemi a Vettel, partito decimo e decimo arrivato dopo aver tentato millanta diverse mappature, e cambiando spesso traiettorie per capire se ci fosse una soluzione alla difficile guidabilità della sua Ferrari. Gli equilibri sono apparsi chiarissimi nei trenta giri (dal 18 al 48) assolutamente lineari, intercorsi tra l’ultima safety e le forature finali: Leclerc ha costantemente preso tra 1”4 e due secondi a giro dalla miglior Mercedes, segno di una manifesta inferiorità tecnica. Ma il senno di poi ci dice che la Mercedes stava spingendo un po’ troppo, il che ci consegna al secondo mini-GP, quello vero e definitivo, al cardiopalmo, sia pure durato cinque minuti.

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