Mazda, 100 anni di sfide senza tempo

La storia del Marchio rivive al Museo Frey, tra le icone come Mazda-Go, decisivo dopo l'atomica, Cosmo 71 e MX-5, fino al geniale motore rotativo con la quale vinsero la 24 Ore di Le Mans 1991

Un senso, una filosofia, un significato, racchiuso infine nel nome. Mazda, cioè lo "spirito che crea con il pensiero", quello dell'unico Dio della religione zoroastriana, è la perfetta carta di identità di un costruttore di auto appena entrato nel ristretto club dei centenari. E che continua a vivere, ideare e costruire vetture non omologabili alle altre, seguendo quello spirito "esaltato", si fa per dire, dal suo percorso esistenziale unico.

Il legame intenso con Hiroshima

Bisogna esserci stati a Hiroshima, aver passeggiato per i viali incantati di fiori fino al Memoriale della Pace o aver attraversato anche solo una stanza del Museo della bomba atomica, per provare a capire meglio la "diversità" di Mazda. Lo spirito figlio del pensiero, trasformato in sfida - per loro Mukainada - e che sfida! Quel 6 agosto del 1945, quando gli americani decisero di porre fine al secondo conflitto mondiale, lanciando il loro primo ordigno nucleare dal B-29 Enola Gay, solo la presenza di una generosa collina, il Monte Hiyiyama, evitò la distruzione di stabilimenti e uffici della Mazda. Allo stesso tempo, però, riuscì a generare una compenetrazione totale tra costruttore e città. Le fabbriche Mazda divennero ospedali di emergenza, le linee di produzione corsie stracolme di letti e sofferenza e il Mazda-Go, il primo automezzo prodotto dal costruttore nipponico, una sorta di scooterone a tre ruote con annesso cassone tipo pick-up, l'insostituibile veicolo con il quale trasportare feriti e detriti, prima; mattoni per la ricostruzione dopo.

Mazda, divertimento e sostenibilità da sempre

Museo Frey: dove la storia si mostra

Una trasformazione rapida, già avviata negli anni '30, dopo la fondazione che risale al 30 gennaio 1920, quando Mazda si chiamava Toyo Cork Kogyo Co. Ltd. e produceva sughero artificiale. Cento anni dopo, a 75 da quella tragedia e dalla successiva rinascita, lo spirito di Mazda non solo è ancora vivo e vegeto, ma se ne avverte ancora il potenziale senza fine. Così, quando siamo entrati nell'unico museo aperto al pubblico di Mazda, quello della famiglia Frey, papà Walter e i figli Joachim e Markus, ad Augusta, o Augsburg, in Baviera, abbiamo avuto la piena consapevolezza dell'importanza del patrimonio di design, motoristico e concettuale di Mazda, compresi gli ultimi tre gioielli in bella vista per l'occasione. L'icona MX-5 e la Mazda3, in versione Centenario e la stessa MX-30, la prima elettrica della Casa. Poi, l'incanto del lunghissimo tuffo nel passato che comincia proprio con la Mazda-Go, per poi scivolare nella leggenda del brand giapponese con la R360 Coupé del 1960, con la Cosmo Sport del 1967, la Luce R130 Coupé del 1969, la RX-4 Coupé, la RX-7, prima e terza generazione, 1978 e 1991, fino all'icona delle icone, la Mazda MX-5, la roadster più amata al mondo. Insomma, cento anni di storia dell'automobile in pochi metri quadrati di una collezione, quella dei Frey ,che arriva a 160 pezzi anche se di esposti ce n'erano "solo" 55.

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Senza dimenticare il genio ingegneristico Mazda, capace ieri di inventare il motore rotativo che portò alla vittoria della 24 Ore di Le Mans del 1991, la Mazda 787B, e oggi lo Skyactiv-X, sintesi perfetta di benzina e Diesel. In mezzo, l'emozione di guidare una Cosmo Sport 71, con il suo sterzo rigido come la pietra e il Wankel (rotativo) a due rotori: l'essenza dello spirito della sfida. Pensiero e azione allo stato puro.

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