Figc, Sibilia: «Non ci sono le condizioni per il commissariamento»

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Il presidente della Lega Nazionale Dilettanti: «Elezioni entro 90 giorni. Io candidato? Sarà un'indicazione che avrò dalla lega che rappresento»

ROMA - «Non ci sono le condizioni per commissariare la Federcalcio». Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicepresidente vicario della Figc, commenta così l'ipotesi di un commissariamento della federazione. Quello di Sibilia è uno dei nomi più caldi per la successione di Tavecchio: «Io candidato alla guida della Federcalcio? Rappresento un movimento vastissimo - continua il presidente della LND a Radio CRC - un 34% e l’indicazione la dovrò avere da chi mi ha sostenuto e mi ha fatto diventare unanimemente il presidente della Lega dilettanti. Poi, discuteremo e speriamo di raggiungere un risultato. Non abbiamo bisogno di chi si candida, ma di chi in un contesto di squadra possa risolvere i problemi del calcio italiano perché non si può andare avanti, poi ritrovarci tra qualche mese nella stessa situazione»

NO AL COMMISSARIAMENTO - Sibilia fa il punto della situazione sul futuro della presidenza della Figc: «Tra oggi e domani ci sarà da parte del presidente che resta in carica per l’ordinaria amministrazione la convocazione dell’assemblea, ma dopo le dimissioni non ho avuto modo di parlare con Tavecchio. Nei 90 giorni ci saranno le elezioni. Credo che al momento non ci siano le condizione affinché il Coni possa commissariare la Federazione quindi nei prossimi 90 giorni ci dovrebbe essere la consultazione elettorale. La gestione di Tavecchio? Ha fatto sicuramente cose buone, di livello internazionale come l’elezione di Infantino, alla Fifa, è stato protagonista nella Uefa, per ciò che concerne la Var, i centri federali, le rose a 25 calciatori, ma non ha colto il segnale che veniva dal Paese. Voglio chiarire la situazione con Tavecchio. Dopo la non fortunata giornata di Milano ci siamo incontrati alla presenza di testimoni. Dissi al presidente che se voleva pensare di ripartire, avevamo bisogno di una maggioranza più ampia del nostro 54%, dovevamo quindi allargare il consenso. Mi disse che non aveva difficoltà perché aveva avuto l’adesione al documento anche da parte di altre componenti. Ci incontrammo poi il mercoledì e tutti sapete come è finita con l’Associazione Calciatori. Il giorno dopo anche la Lega pro ha fatto la stessa cosa e dissi a Tavecchio che non c’erano le condizioni. Ho un carattere ruvido, ma anche sincero e parlo sempre davanti ai testimoni. Sono sempre stato coerente, ma non potevo far finta di nulla rispetto a quello che si era verificato: 50 milioni di italiani chiedevano una riflessione».

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