Napoli, Ancelotti è diventato il re del Messico

In attesa di iniziare la sua avventura in azzurro, il tecnico è l'opinionista di punta della tv messicana. E sta seguendo i Mondiali. Siamo andati a trovarlo a Mosca

MOSCA  - Sul polso di Ancelotti dovrebbero esserci almeno 4 orologi: uno puntato sull’ora di Vancouver (Canada), l’altro su quello di Mosca (Russia), poi Napoli (Italia) e infine Città del Messico. Su queste coordinate ruota la vita del mister: famiglia, Mondiale, futuro e lavoro. Con i messicani di Televisa ha infatti un accordo per commentare le partite di questa Coppa del Mondo fino al 24 giugno. Un’alzataccia per noi italiani: lo show comincia alle 6 del mattino e si conclude alle 8. Ma Ancelotti è ormai un uomo senza frontiere. Elegantissimo e in formissima, lo scopriamo seduto in una stanza della redazione messicana. Guarda gli highlights del Perù e parla di calcio con Miguel Herrera (ex ct del Messico): “Carlo è un personaggio fantastico. Di un altro livello, un tecnico che parla con i trofei che ha vinto”. Miguel Herrera è un incrocio tra un personaggio mitologico e un simbolo nazionale, uno amato e venerato nel suo paese: “Ancelotti però è un’altra cosa...”. E fa così con il dorso della mano, come per alzarsi il ciuffo ma in realtà è solo per indicare altrove la dimensione del suo collega, ora sì, napoletano.

OPINIONISTA - Richiamano tutti in studio, c’è da salutare i messicani che hanno visto il programma fino a mezzanotte. Da noi sono le 7 del mattino. Ancelotti, completo grigio senza cravatta, occhiali da lettura tondi e neri, è in piedi attorno al tavolo della diretta de "La Jugada del Mundial". Gli piace questa avventura televisiva e i messicani lo hanno già premiato per competenza e simpatia: “Allenare un giorno il Messico? Perché no”, aveva detto qualche giorno fa proprio a Televisa. Si spengono i monitor e i led rossi delle telecamere. Appuntamento per oggi concluso.

SELFIE - Tanto spagnolo in questi giorni ma poco italiano. Proviamo a fargli sentire l’aria di casa con un “Buongiorno mister”. Non avrà fatto l’effetto de “L’italiano” di Toto Cutugno per gli emigrati ma Ancelotti sorride, giusto qualche secondo prima che lo sguardo cada sul pass appeso al collo che svela la nostra identità: “Guarda però che non parlo eh?”. Ne eravamo consapevoli, fin dal momento in cui abbiamo puntato la sveglia alle 5 del mattino. In un Mondiale dove, noi azzurri sbiaditi, siamo solo osservatori: “Un peccato non esserci, l’atmosfera dei campionato del mondo è bellissima”. In queste partite avrà visto giocatori interessanti? “Tutti, sono tutto giocatori interessanti...” Lo sguardo si posa sul suo telefono nero a tastiera QWERTY (ma come farà con questo coso ad aggiornare i suoi social?), primo segnale di allarme per chi vuole strappare una battuta sul suo Napoli: “No no, te l’ho detto...”. E allora, siamo pur sempre italiani all’estero, facciamoci un selfie: “Sì quello se vuoi non ci sono problemi...”. Il sorriso di Ancelotti dura l’attimo di un autoscatto, poi dopo altri tentativi maldestri (“Ha scelto il portiere? Le piace Fabian Ruiz? Qui come si mangia?”) ci facciamo gentilmente mandare a quel paese. Chissà lì che fuso orario avranno.
 

 

 

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