Preferisco Sarri anche a Sacchi

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L'editoriale del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio

E così Juve e Napoli, come da pronostici, sono in testa alla classifica. A punteggio pieno. Una grande soddisfazione per Allegri che, dopo sei scudetti consecutivi, ha avuto conferma anche contro la Fiorentina di una squadra comunque affamata. Una soddisfazione immensa per Sarri, che viaggia a un ritmo strepitoso. Dall’inizio del girone di ritorno della passata stagione, il Napoli ha infatti messo insieme la bellezza di 63 punti in 24 partite, alla media di 2.6 a gara. Un’enormità, per una squadra che ormai gioca a memoria. Può sembrare un paradosso o una provocazione, considerando le vittorie anche internazionali di uno e il progetto ancora da consacrare dell’altro, ma Sarri ha veramente tutto per essere ritenuto capace di incidere anche più del maestro di calcio Arrigo Sacchi.

Non c’è dubbio che il milanista abbia vinto molto, ma molto, di più: un confronto, come dicevamo da questo punto di vista improponibile. Non c’è dubbio che Sacchi abbia trasformato la mentalità del calcio italiano, indicando una strada sempre propositiva. Ma tutto questo è stato capace di farlo con una squadra di campioni, prendendo il meglio che il mercato nazionale e internazionale proponesse in quel momento: da Baresi a Maldini, da Donadoni ad Ancelotti, da Rijkaard a Gullit, da Van Basten a tutta una serie di fenomeni. Sarri ha sicuramente un’ottima squadra, di alto profilo, ma con tanti giocatori che grazie a lui sono cresciuti o si sono rigenerati anche individualmente. È stato lui a far crescere Hysaj, è stato lui a recuperare Albiol, è stato lui a valorizzare i baby del centrocampo, a cominciare da Zielinski, è stato lui a condurre alla completa e massima maturazione Insigne, è stato lui a inventare Mertens nel nuovo ruolo, fino a portarlo a segnare un gol che ha ricordato (e il sottoscritto era al San Paolo quel giorno di 32 anni fa) una rete di Maradona proprio contro la Lazio. Insomma, se una carriera e un lavoro non si giudicano soltanto dalla bacheca, già oggi Sarri merita di essere considerato un grandissimo, forse anche più di chi ha avuto le migliori risorse del mondo a disposizione.

Certo, la vittoria del Napoli è stata agevolata dai limiti strutturali della Lazio, anche in questo caso già ampiamente previsti e denunciati. Inzaghi ha una rosa di qualità a disposizione, ma a cui mancava evidentemente più di qualcosa in difesa. E, come si dice, se la fortuna è cieca, la sfortuna ci vede benissimo. Così la Lazio, già contata negli uomini in retroguardia, ha subìto proprio in quel reparto una serie di infortuni micidiali. Inzaghi ha perso nelle scorse settimane Wallace e ieri, in un colpo, Bastos e De Vrij, cioè i suoi tre difensori centrali. Fatto sta che Inzaghi è stato costretto ad affrontare il secondo tempo con una difesa formata da due terzini - Basta (che si è addirittura infortunato poi anche lui!) e Radu - e un centrocampista come Leiva. Insomma, una montagna insormontabile da scalare. È un peccato che Lotito, autore anche di ottimi colpi, continui a non capire che certe impuntature finiscono per rappresentare un boomerang. Pagate a carissimo prezzo. Costa più un difensore o, eventualmente, un obiettivo mancato? Alle spalle della coppia di testa e dell’Inter, si è affacciato il Milan che adesso è atteso da un trittico forse significativo per fissare le sue reali potenzialità: Sampdoria in trasferta, Roma a San Siro e poi il derby. Derby che sabato sera si giocherà a Torino. A 9 punti, ma con una partita in meno, c’è intanto la Roma di Di Francesco, chissà perché accompagnato da qualche dubbio strisciante. La Roma ha cambiato appunto guida tecnica, passando da un profilo di allenatore ad un altro completamente diverso. Ha cambiato una serie di giocatori, in tutti i reparti, dal portiere agli attaccanti. Non ha ancora a disposizione gente fondamentale della campagna acquisti. Eppure ha 9 punti, avendo perso con l’Inter nell’unica partita in cui il Var - capace di correggere il 95 per cento degli errori - ha sbagliato nel non vedere un fallo netto da rigore subìto da Perotti. Certo, come per tante altre squadre sarebbe stato meglio - cosa che ha fatto solo il Napoli (e i risultati si vedono) - passare l’estate a lavorare invece di andare in giro per il mondo. Ma questo è un altro discorso.

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