Cagliari, passato e futuro orgoglio dell’Isola

© ANSA

Uomini e simboli, presidente giovane e laborioso, un popolo di tifosi speciali

ROMA - Per i turisti è un Eldorado, una delle mete migliori per le vacanze. Oltre il palcoscenico, però, la Sardegna è afflitta da profonde piaghe, ampie sacche di povertà, situazioni che la sola proverbiale laboriosità dei sardi non può risolvere. Eppure, un angolo felice (quasi...) c’è e si chiama calcio. Andate a costruirlo altrove, uno stadio in 127 giorni, qui è sorto dove prima c’erano un parcheggio, asfalto, marciapiedi. Cagliari lo ha fatto. 

Porrà: «Gigi Riva, i valori e quello stadio creato in 127 giorni»

ILLUMINATO -  Lo ha fatto grazie alla incoscienza (in realtà lucida) del 40enne Tommaso Giulini. Che deve al suo backround di formazione bocconiana e imprenditoriale, questa visione applicata al calcio in cui l’infrastruttura è la pietra angolare di tutta l’impresa, anche di quella sportiva. La Sardegna Arena inaugurata domenica scorsa con la vittoria sul Crotone, è una sede temporanea; è costata dieci milioni di euro, ma durerà massimo tre stagioni, poi si entrerà nel nuovo stadio che sorgerà al posto del Sant’Elia che sarà raso al suolo. In questa strategia si coglie il senso del Cagliari presente e futuro. Un senso mirabilmente sintetizzato nello slogan societario e diffuso capillarmente con il merchandising (settore totalmente innovato da Giulini) che cita come un mantra «Una terra, un popolo, una squadra». 

Cagliari, i valori di un calcio diverso 

VALORE AGGIUNTO - La specificità del Cagliari è essere depositario delle passioni calcistiche isolane. Sì, ci sono anche le «sacche di sopravvivenza» destinate anche a colori diversi. Ma la squadra rossoblù viene accreditata di circa 1,2 milioni di tifosi, dei quali 800mila residenti. Su una popolazione di 1,6 milioni di anime, esclusi i non sportivi, resta quasi una percentuale di sette cuori su dieci che pulsano per il Cagliari. Da qui si intravede lo scenario. Nessuno lo dice, il presidente poi piuttosto che fare promesse altisonanti preferirebbe indossare il saio e il cilicio, ma la prospettiva è collocare stabilmente il Cagliari nella fascia medio alta dei valori calcistici. Bisogna arrivarci con i mezzi finanziari e strutturali, con le risorse umane e tecniche. Massimo Rastelli è al terzo anno sulla panchina del Cagliari, cosa che pochissimi suoi predecessori hanno potuto vantare. Stranamente ha diviso la critica popolare fra chi lo ha amato sempre e chi lo ha criticato in ogni caso, ma nelle ultime settimane ha eroso le file dei secondi irrobustendo le prime. La squadra oggi ha ha due fattori propedeutici a una crescita a medio termine: è stata svecchiata ed è di proprietà. Fattori che convincono sempre più con l’ausilio delle prestazioni. E’ vero che su tre partite sono arrivati solo tre punti, ma perdere in casa di Juve e Milan (con tante recriminazioni al Meazza) non può essere considerato un reato. E con Van der Wiel e Pavoletti da mandare ancora a regime, anche la speranza agonistica diventa qualcosa più di una sensazione. Il Cagliari può divertire, può piacere, può conquistare ancora meglio una tifoseria in cui è radicato quasi da padrone unico.

SKYSPORT

Articoli correlati

Hot Video

Tutti i video
503 Backend fetch failed

Error 503 Backend fetch failed

Backend fetch failed

Guru Meditation:

XID: 50981368


Varnish cache server

Commenti

Dalla home

Vai alla home